07 giugno 2010

Ecomafia, 78 reati ogni giorno

Con oltre 20,5 miliardi di euro di fatturato, l’ecomafia si conferma come una holding solida e potente. «Un business che minaccia gravemente il futuro del nostro paese sottraendo risorse preziose all’economia legale e condannandolo all’arretratezza», lo ha detto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza presentando il rapporto annuale Ecomafia 2010. E’ necessario dunque che l’azione di contrasto, come ha scritto il presidente Giorgio Napolitano, «debba divenire sempre pià incisiva, attraverso il ricorso a nuove tecnologie di rivelazione e l’adeguamento del quadro normativo al rapido evolversi di un fenomeno criminale in forme sempre più sofisticate e aggressive». E’ un giro d’affari immune dalla crisi, con bilanci sempre positivi e un ampliamento dei flussi sulle rotte globali. Rifiuti (anche elettronici) e cemento (anche depotenziato) i settori che tirano di più. Un giro d’affari totale che supera i venti miliardi di euro, «un profitto superiore a quello annuo della Fiat, che è di circa 200 milioni di euro - sottolinea lo scrittore Roberto Saviano nella sua prefazione al rapporto -. Quindi in realtà, usare il territorio italiano come un’eterna miniera nella quale nascondere rifiuti è più redditizio che coltivare quelle stesse terre». Per questo motivo l’Italia, che nella qualità del suo territorio ha la



sua ricchezza, paga a questi affari sporchi e a questi profitti illeciti un prezzo enorme. Le cifre, i numeri, contenuti nel rapporto mostrano chiaramente che la crisi economica non ha frenato l’ecomafia, anzi, è vero piuttosto il contrario: sono aumentati gli arresti (+ 43%, da 221 nel 2008 agli attuali 316) e gli illeciti accertati (28.576 oggi, 25.776 lo scorso anno). In pratica 78 reati al giorno, cioè più di 3 l’ora. Sono aumentate del 33,4% le persone denunciate (da 21.336 a 28.472) e dell’11% i sequestri effettuati (da 9.676 a 10.737). Nello specifico, si registra poi una decisa impennata di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (da 3.911 nel 2008 a 5.217 nel 2009), e un leggero calo nel ciclo del cemento (da 7.499 a 7.463), crescono i reati contro la fauna (+58%) e i diversi reati contro l’ambiente marino e costiero. «Un’azione di contrasto straordinaria messa in campo dalle Forze dell’ordine - ha sottolineato Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente - che deve essere sostenuta concretamente dal Governo, mettendo a disposizione nuovi efficaci strumenti. Introducendo finalmente (entro la fine del 2010) i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale e consentendo l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali nelle indagini, ma anche mettendo mano alle situazioni di pericolo quali le aree inquinate da bonificare e gli edifici e le opere pubbliche a rischio calcestruzzo depotenziato da monitorare e mettere subito in sicurezza». L'Abruzzo e in particolare l'area di Bussi è una delle areee più inquinate che si conosca, secondo solo a quelle della regione Campania che ha il primato in Italia.


2 commenti:

  1. Prodotti in decomposizione, materiali chimici senza sigilli, amianto ed elettrodomestici dilagano nei terreni abbandonati. Nei pressi all’ex zuccherificio o non lontano dallo stabilimento Micron. È di nuovo emergenza per le discariche abusive disseminate in più punti della città. Sollecitati maggiori controlli. Sono proprio i terreni dove c’è in bella vista il cartello con la scritta «divieto di scarico» quelli più gettonati

    RispondiElimina
  2. Basti pensare che a tre anni dalla scoperta delle discariche dei veleni di Bussi sul Tirino, (pericolosissime per la falda acquifera di Chieti, di Pescara e di tutti i comuni collegati con l'acquedotto che prende dai pozzi lì scvati ) nessuna delle quattro aree - quasi due milioni di tonnellate di suolo contaminato - è stata messa in sicurezza e ne si sà se mai verrà fatta un'operazione del genere. I sigilli della Forestale sono spariti, nulla indica che i terreni sono sotto sequestro e l’accesso è libero, mente i fondi per la bonifica non sono ancora stati stanziati. Le cose stanno così da almeno 20 anni... le industriette locali buttavano tutto nei campi... ci vorranno anni per attribuire le responsabilità di un simile macello... noi, popolo bue, siamo quì che aspettiamo!

    RispondiElimina