20 febbraio 2015

Chieti - Franceschelli Giovanni - Scultore, pittore


Giovanni Franceschelli, carneade chi era costui? Uno dei personaggi più illustri che abbia vissuto nella nostra città negli anni '40 e '50 e che ha avuto tempo di lasciarci delle opere di una certa levatura che tutt'oggi sono presenti quì da noi. L'opera più importante è sita da anni alla Villa Comunale di Chieti ed è il Busto di Mons. Venturi. Due sue realizzazioni sono presenti al Museo Barbella, quello sito all'ultimo piano del palazzo Martinetti e sono rispettivamente : "La Toscanina" e "Il Pastorello". Tre statue sono esposte all'ITIS Luigi di Savoia di Chieti. Due "gessi", appena restaurati, sono appesi, anonimi senza neanche un'etichettina che ne ridestini l'appartenenza, nel palazzo della Camera di Commercio di Chieti. In ultimo mi è grato ricordare che nella chiesa di Sant'Agostino, nella terza cappella, il quadro con Sant'Agata è opera sua e dello stesso artista abruzzese è anche la Via Crucis. La città Chieti, riconoscente,  gli ha dedicato anche una via. Tante sono poi le opere uscite 




dalle sue mani sapienti e vendute naturalmente per mangiare, sparse per l'Italia di cui non si conosce tutt'oggi la destinazione, I tre figli ormai anziani hanno affidato ad un signore Teatino la realizzazione di un sito UFFICIALE http://giovannifranceschelli.altervista.org/  che dovrà riportare e testimoniare, almeno in fotografia ( fatte dal famosissimo fotografo Morricone ) tutte le opere realizzate e tentare, magari con l'aiuto di chi vede e le riconsce di indicarne il luogo di conservaziomne. Adesso facciamo un pò di storia di questo valente personaggio utile per chi volesse approfondire la questione.  Giovanni Franceschelli nasce a Celenza sul Trigno il 1°/07/1909, da Angelo Antonio e Berenice Javicoli. Lì trascorre tutto il periodo dell’infanzia e già da giovanissimo inizia a mettere alla prova la sua abilità artistica, soprattutto scultorea. All’età di tredici anni viene avviato agli studi, dapprima inferiori, poi classici, presso il Seminario Diocesano di Trivento (CB). Non ultima il Liceo, ma, seguendo il talento creativo, conseguela maturità presso il liceo artistico di Fermo. Quindi inizia  gli studi universitari nella Facoltà di 



Architettura dell’Università di Torino. In questo periodo della vita, universitaria ha modo di avvicinarsi agli ambienti culturali torinesi. Conosce ed entra in sintonia con la famiglia reale, come dimostrato dalle innumerevoli opere, aventi oggetto i reali d’Italia. Nel 1934 conosce Josephin Bacher, che ritrae in un bassorilievo, esegue il busto del Duce. Nel 1937, torna al paese natio, dove prende in moglie la giovane Fiorina Carusi: si trasferiscono subito a Milano, dove nel 1939 nasce il loro primo figlio, Antonio. Questo periodo della vita dell’artista, definito “milanese”, è ricco di opere  artistiche il cui numero è sconosciuto.







Nel 1940, all’inizio della seconda guerra mondiale, decide di tornare in Abruzzo e si stabilisce con la famiglia a Chieti: anche questo periodo, che va dal 1940 al 1951, è ricco di opere d’arte realizzate sia su incarichi pubblici, sia della Curia Arcivescovile, sia da privati, esprimendo tutta la sua vena artistica anche con quadri ad olio schizzi e disegni. Nel 1945 trova occupazione presso l’Ufficio Tecnico Erariale, nel 1948 si trasferisce presso la Sovrintendenza alle Antichità e Scavi di Chieti, in seguito al Comune di Chieti.Nel 1945 nasce il secondogenito Raffaello e nel 1949 nasce il terzogenito Franco. Dal 1951 al 1953, per motivi di salute, è costretto ad allontanarsi da Chieti e dalla famiglia, ma mantiene una intensa corrispondenza con la moglie ed i figli, senza mai interrompere l’attività artistica, pittorica e scultorea Dal 1953 vive nel napoletano, proseguendo nella attività artistica. Nel 1955 lo ritroviamo a Milano, a Parma, a Varese, a Torino; tiene una personale in Svizzera, espone in diverse gallerie milanesi. In questo periodo esegue il busto di Arturo Toscanini ed il quadro ad olio dello stesso artista datato 1957. Nel 1958 torna a Napoli, dove prosegue nella sua attività, dedicandosi per lo più a soggetti religiosi.Nell’agosto del 1958 torna nel suo paese natio, per la festa del Santo patrono. Riabbraccia la moglie ed i figli e torna subito a Napoli per ultimare alcune opere con l’intento di ricominciare una nuova vita a Chieti ma un infarto lo coglie il 3 settembre 1958 a soli 49 anni nella sua cameretta a Posillipo, nel Seminario campano dove era alloggiato.



19 febbraio 2015

Chieti - Carnevale Tradizionale Teatino VI edizione 2015



La VI edizione del Carnevale Tradizionale Teatino, si è svolto martedì 17 febbraio a Chieti, percorrendo le strade cittadine con una bella cornice di persone e bambini che ha seguito e partecipato al corteo. Il carnevale tradizionale teatino è una grande festa che consacra il ritorno della primavera processando e bruciando l’anno vecchio. Promotore dell’evento è l’associazione cittadina Onlus Camminando Insieme con la presenza di altre associazioni cittadine e in collaborazione con il professore Francesco Stoppa, studioso di tradizioni popolari e direttore del Cata (Centro di Antropologia per il Turismo). Gli studenti dell’Istituto Scolastico Superiore “U. Pomilio” di Chieti Scalo, che già da alcuni anni hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione Camminando Insieme, hanno contribuito alla realizzazione degli abiti tradizionali. I carri che hanno movimentato la sfilata, hanno portato il Fantoccio di Re Carnevale, i protagonisti della Pantomima, " Lu Cumplimente", (sono dolci tradizionali di carnevale e Vin brulé, molto graditi) e il fantoccio di re carnevale disteso, morto!


Gli abiti tradizionali indossati dai partecipanti delle varie associazioni, si distinguono per gli ornamenti fastosi e primeggiano i caratteristici pulcinelli abruzzesi, anima del Carnevale, che indossano un enorme copricapo conico, coperto di pon pon , campanacci e bastone fiorito con nastri. Il programma è stato condiviso con il "Ballo del palo intrecciato", fatto avvolgendo e svolgendo nastri colorati, dal "Canto dei mesi" e la Pantomima del processo, con la condanna e il funerale di Re Carnevale. Il Fantoccio che si brucia alla fine, dopo il processo a Re Carnevale, è associato alla dispersione delle ceneri, alla purificazione, alla fecondazione e al risveglio della primavera. E’ il profano che preannuncia il sacro. Il Carnevale, infatti, è una festa di transizione e purificazione.

Scritto da: Luciano Pellegrini

16 febbraio 2015

Chieti - Coda di Rospo alla Cacciatora


La rana pescatrice è un pesce prelibato dalle carni magre. Si presenta con una testa robusta, appiattita, allargata e di forma ovale. Il corpo è conico e viene chiamato coda di rospo.

Difficoltà: Facile
Tempo: 30 minuti

INGREDIENTI X 4 PERSONE

    Coda di rospo                  600 grammi circa    
    Rosmarino                       1 rametto                           
    olio extravergine d'oliva    1 cucchiaio                       
    vino bianco                       ½ bicchiere                       
    1 spicchio di aglio
    Sale q.b.
    Peperoncino piccante 



PREPARAZIONE

Pulire e lavare la coda di rospo. Preparare la salsa e mettere tutti gli ingredienti nel tegame. Accendere il fornello e regolare con la fiamma alta, senza coperchio. Lasciare cuocere per venti minuti e rigirare la coda di rospo due volte. Questo pesce si cuoce con la sua acqua che esce durante la cottura, quindi non aumentare la quantità di vino. A fine cottura, mettere la coda di rospo su un piatto e servirla a tranci, condita con la sua salsina. E’ una ricetta semplice da preparare, che grazie ad ingredienti saporiti, come l’aglio, il rosmarino, il peperoncino, il sapore del pesce viene esaltato e reso gustoso. Le origini di questa ricetta, che si può definire povera, è stata tramandata dai marinai e pescivendoli. Questo piatto si accompagna bene con il vino trebbiano abruzzese ma, se si vuole spendere qualche euro in più, Il Vino Pecorino d’Abruzzo, lo rende più gradito.

Luciano Pellegrini

10 febbraio 2015

Chieti - Applausi...troppi



E’ stato eletto, il presidente della Repubblica e tanti cinguettii festosi si sono levati. Che sia stato eletto Sergio Mattarella è di sicuro una bella cosa. Quello che non mi va è l'adulazione che imperversa sui media per santificare una persona ancor prima di vederlo all'opera, anzi ancor prima di sentirlo parlare in Parlamento. Ecco, ora a me sembra che il suo sia stato un gran bel discorso: rispetto della Costituzione, anche se non si sa ancora se si tratta di quella bistrattata oggi o di quella originaria, il richiamo alla legalità, la condanna e la lotta alla criminalità organizzata, alla mafia, alla corruzione e all'evasione fiscale, il rispetto di tutti, in particolare delle opposizioni, soprattutto se espresse da forze giovani che portano nuove istanze di pulizia anticasta, contro ogni conflitto d'interesse che ammorba l'informazione da più di un ventennio. Insomma il richiamo a dei valori che ogni persona civile condivide. Quello che a mio avviso stona sono i continui applausi (si dice per 42 volte) di un Parlamento pieno di inquisiti, condannati, imputati, prescritti che si spellano le mani anche quando il neo presidente, con ferma pacatezza, condanna corruzione e disonestà. Non è forse il segno che, nonostante l'elezione di un galantuomo alla presidenza della Repubblica, poco sia cambiato in chi ci governa? Un esempio per tutti. La ministra Maria Elena Boschi ha difeso la depenalizzazione dei reati fiscali fino al 3% del fatturato, quindi anche milionari per le gran di imprese, affermando che la soglia di non punibilità in Francia è prevista fino al 10% dell'imponibile. Una notizia così espressa non solo è falsa, ma diventa anche pericolosa. II falso sta nel fatto che l'articolo 1741 del Codice generale delle imposte francese prevede sì la soglia del 10% di imponibile, ma diventa reato se l'evasione eccede i 153 euro. In altre parole la soglia del 10% è vanificata dal bassissimo importo di 153 euro. Di veramente nuovo c'è che il nuovo presidente Sergio Mattarella potrebbe rifiutare di firmare il tutto. Così come per altre nefandezze in cantiere. E se non lo facesse, vorrebbe dire che davvero con la sua elezione nulla è cambiato.

@nonnoenio